La Lega adesso è il partito del rigore di bilancio, pare

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Data : 2024-05-16 15:06:27
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Giovedì, durante la discussione che ha accompagnato il voto di fiducia e l’approvazione del cosiddetto decreto “Superbonus”, il leghista Massimo Garavaglia è intervenuto in aula. Il suo era un discorso atteso, dal momento che è il presidente della commissione Finanze dove ci sono state animate polemiche interne alla maggioranza nel corso dell’analisi del provvedimento, ed è stato un discorso rilevante e notevole per diversi motivi, perlopiù politici: ha rivendicato il fatto di prestare attenzione agli equilibri di bilancio, una posizione non proprio tradizionale per la Lega, e ha attaccato duramente gli alleati di Forza Italia.

Infatti Forza Italia per giorni aveva contestato le misure promosse dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno lo scopo di ridurre l’impatto sul bilancio dello Stato del Superbonus, il costosissimo piano di agevolazioni fiscali per chi ristruttura la propria abitazione migliorandone l’efficienza energetica. Garavaglia tra le altre cose ha detto che il percorso di approvazione del decreto non è stato facile «perché il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull’emendamento governativo, ma ha anche votato con l’opposizione alcuni emendamenti».

Garavaglia ha fatto riferimento all’emendamento con cui il ministero dell’Economia ha allungato da 4 a 10 anni il periodo in cui lo Stato può rimborsare le spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie. L’emendamento vale solo per quelle ristrutturazioni per cui sono stati maturati crediti d’imposta a partire dal 2024.

Dopo avere in vario modo cercato di eliminare questo emendamento, il rappresentante di Forza Italia in commissione, Claudio Lotito, si è infine astenuto. Su un altro emendamento da lui proposto, e che mirava ad introdurre agevolazioni fiscali per il trasporto aereo calabrese, Lotito ha addirittura votato insieme alle opposizioni, nonostante il governo avesse espresso al riguardo un parere contrario. Nel descrivere ciò che succede nella sua commissione, dove a seguito della riduzione del numero dei parlamentari approvato la scorsa legislatura la maggioranza ha un solo voto di margine, Garavaglia ha parlato di un «potere di ricatto» e di un «potere delle lobby», generando profondi fastidi nel gruppo di Forza Italia, che si è sentito preso in causa.

Ma l’intervento di Garavaglia è stato notevole anche per altri motivi. Due volte ministro, esponente storico dell’ala pragmatica della Lega e da sempre molto legato a Giorgetti, Garavaglia con alcune frasi piuttosto allarmistiche ha condiviso le preoccupazioni che lo stesso ministro dell’Economia ripete spesso, sia in pubblico sia ancora di più in privato, sullo stato disastrato dei conti pubblici italiani.

Illustrando per esempio l’emendamento con cui il governo, dopo vari ripensamenti, ha per l’ennesima volta rinviato sugar tax e plastic tax, due imposte su bibite analcoliche zuccherate e imballaggi di plastica monouso introdotte nel 2019 e mai applicate, Garavaglia ha mostrato un foglio: «Tre righe di emendamento e due pagine di coperture, due pagine di coperture», ha detto, lamentandosi della contraddizione. «Cosa vuol dire? Che si è raschiato il barile».

Un semplice rinvio di due tasse – la sugar tax è stata rinviata al luglio 2025, la plastic tax al luglio 2026 – comporta per lo Stato minori introiti per oltre 500 milioni di euro di qui al 2026: quei soldi andranno trovati in altro modo, appunto con altre coperture, che essendo cospicue hanno impiegato tre pagine (da qui l’espressione «si è raschiato il barile», nel senso che hanno dovuto cercarle più o meno ovunque, le coperture economiche alternative). «Questo deve far riflettere, perché significa che veramente la festa è finita e dà la misura della difficoltà che adesso ci troviamo ad affrontare», ha aggiunto Garavaglia. «Si poteva fare un altro giro di valzer sul Titanic, attendendo le elezioni, magari pensando di incassare qualche voto in più? Secondo noi no».

– Leggi anche: A Giorgia Meloni conviene far fare il lavoro sporco a Giancarlo Giorgetti

Anche in questo caso Garavaglia si riferiva a Forza Italia, che anche in ottica elettorale, pensando cioè alle elezioni europee di inizio giugno, ha alimentato la grossa polemica contro le misure proposte da Giorgetti per limitare l’uso del Superbonus. Del resto, lo stesso Garavaglia aveva rivelato tutto il suo fastidio replicando in maniera polemica a un tweet fatto proprio dal leader di Forza Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

In conclusione del suo discorso Garavaglia ha citato Luigi Einaudi, economista liberale molto critico con gli eccessi nella spesa pubblica e grande sostenitore dell’equilibrio di bilancio, nonché presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. Nella citazione letta da Garavaglia, tra l’altro, Einaudi sosteneva che «bisogna che lo Stato contragga le spese fino a farle rientrare nei limiti delle entrate».

«Ecco, questo è quello che ha fatto il ministro Giorgetti, questo è quello che vuole la Lega», ha commentato Garavaglia. «Qualcuno pensa che ballare sul Titanic paghi, noi pensiamo che la serietà paghi».

Non è la prima volta che Garavaglia cita Einaudi in questo modo. Ma la rivendicazione della linea del rigore sulla finanza pubblica da parte della Lega è in notevole discontinuità con il passato del partito. La retorica del leader Matteo Salvini è sempre stata incentrata sullo sminuire e a volte negare i rischi legati all’eccesso di deficit e di debito, contestando anzi aspramente tutte le iniziative adottate negli anni da governi di vario orientamento politico per contenere la spesa pubblica.

Massimo Garavaglia con Matteo Salvini e Claudio Durigon presentano “Quota 100” in conferenza stampa, il 29 gennaio 2019 (Roberto Monaldo/LaPresse)

Lo stesso Garavaglia era viceministro dell’Economia nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, che dovette gestire contenziosi e delicate trattative con la Commissione Europea proprio per via degli squilibri di bilancio. Garavaglia sostenne con convinzione la riforma delle pensioni proposta dalla Lega, nota come “Quota 100”, che consentiva di andare in pensione a chi avesse compiuto almeno 62 anni e versato almeno 38 anni di contributi. Questa riforma fece aumentare notevolmente la spesa previdenziale italiana, e lo stesso ministro Giorgetti l’ha indicata nell’autunno scorso come uno dei provvedimenti che ha contribuito a compromettere il rapporto tra la spesa pubblica e il prodotto interno lordo (PIL).



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